mercoledì 9 marzo 2011

Alta Gracia


La nostra avventura in Patagonia inizia..... da nord!
Partiamo subito con un fuori programma (se mai avessimo fatto uno straccio di programma....) e andiamo tutti insieme a Cordoba a festeggiare il compleanno di Miriam, e belin non potevamo mica mancare... in giro è il delirio, iniziano oggi 4 giorni di festa per la fine del carnevale (l'Argentina è il paese con più festività al mondo), alla stazione degli autobus di Retiro sembra che sia scoppiata la guerra e tutti stiano fuggendo, gente che spinge, che dorme, che fatica, che vende, che compra, che mangia, che suda, che tutto.....
E allora ce ne andiamo via per la Sierra centrale con un cambio autobus in mezzo al nulla alle 3 di mattino per una simpatica rottura del cambio in perfetto stile argentino
Noi ci dirigiamo ad Altagracia e cambiamo a Cordoba giusto il tempo di farmi riprendere dalla policia che chiede spiegazioni vedendomi attraverso le telecamere scassinare un amadietto di quelli dove metti gli zaini in stazione. Stavo cercando di ripararlo, ma con un coltellazzo da buoni 10 cm, non si sono scomposti più di tanto....
Ad Altagracia andiamo perchè ci sono due cose che vale la pena di vedere, la casa del Che che, asmatico, veniva qui con la famiglia da bambino, a curarsi, e che viveva, giocava, mangiava e dormiva come tutti gli altri, dove adesso hanno messo su un museo con tante immagini, e tante storie, quelle del Che che tutti conosciamo, ma dove è parcheggiata la sua splendida Poderosa con cui se ne andava in giro per il sudamerica con il suo compagno Alberto Granado che è morto proprio oggi


Ma le foto del museo sono proprio belle e ne mettiamo su qualcuna.


Nell'aria, ovviamente, tanto romanticismo, ma anche tanta retorica, sfruttata da due grandi maestri di oggi, che sono passati da qui a mettersi un po' in mostra, Castro insieme a quel satrapo di Chavez, e chissà quanti gran discorsi quei due quel giorno.
Ma la cosa più toccante è l'ultima lettera che scrive ai suoi figli poco prima di morire


Altagracia è anche la sede di una delle più belle Estancias di tutta l'Argentina, questi grandi possedimentri agricoli mezzi fortificati fondati dai Gesuiti un paio di secoli fa, dei posti davvero incantevoli dove vivevano, commerciavano, e schiavizzavano i poveri indios perchè rendessero migliore la loro vita (e peggiore quella di qualcun'altro).


Appellativi con cui venivano chiamati gli indios nelle estancias.


Ovunque vai incontri personaggi con dicendenze italiane che hanno voglia di raccontarti la loro storia di emigranti, di fatica, di nostalgia, e te ne stai li ad ascoltarli curioso, finchè immancabile giunge l'invito a pranzo, o a cena, e quanto ci piace questa ospitalità tutta argentina, che tanto manca a noialtri liguri, che ce n'abbiamo per il belino di fermarci a parlare con qualche rompicoglioni che ci sta fra i piedi.....
Poi arriva un tipo originario del Veneto che tutto orgoglioso racconta del nonno immigrato in Argentina per costruire la ferrovia di santa Fe, accompagnato dalla nonna il cui compito era badare alla sicurezza del cantiere sparando agli indios che osavano farsi vedere da quelle parti.... 120 tacche alla fine riportava il suo fedele fucile e te che mentre lo saluti pensi alle masse di diseredati che fuggivano da un esistenza miserabile e che senza arte né parte venivano qui a prendersi la terra e a fare secchi tutti quegli altri che altro non facevano che farsi i cazzi loro, a casa loro.
Non ci sono buoni e cattivi, c'è solo la miseria e la sfiga, però l'orgoglio del tipo un po' ti fa incazzare lo stesso.

1 commento:

  1. 1- il Che è stato veramente un grande
    2- se gli argentini avessero milanesi e torinesi come ospiti diventerebbero subito liguri
    3- vi consiglio di non approfondire il tema "colonizzazione della Patagonia", vi rovinereste la vacanza...

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