mercoledì 31 agosto 2011

Piscinas

Dune, sabbia, mare, ginepri....
Meraviglia della Costa Verde, uno dei tratti costieri più belli della Sardegna (forse il più bello?)


sabato 20 agosto 2011

Miniere


Un giro che vale la pena di fare è per miniere abbandonate, in Sardegna, colonia da sfruttare, esistevano numerosi impianti di estrazione, dell'argento, ma anche piombo, zinco, uranio.
L'intera isola è stata crivellata ed è adesso piena di gallerie e grotte artificiali, ormai abbandonate. Aggirarsi dentro e fuori questi antichi complessi minerari è un esperienza emozionante, oltre che profondamente estetica. Queste cattedrali sono infatti state erette in luoghi così meravigliosi da lasciare con il fiato sospeso, violentando e devastando profondamente la natura originaria, ma riuscendo in qualche modo a rimanere in sintonia con il concetto di bellezza.
Sono posti belli, al di là di ogni giustificata critica morale, sociale ed ecologista. 
La grandiosità della struttura di Porto Flavia, incastonata negli strapiombanti calcari che si gettano nel profondo mare, davanti all'inaccessibile e maestoso scoglio del Pan di zucchero sembra messa li apposta.


Così come la laveria La Marmora lungo la scogliera di Nebida, un architettura e una posizione unici, davanti al sole che la sera scende lento a occidente, nel profondo mar di Sardegna.


Poco più avanti resti di una montagna crollata, evidentemente avevano un po' esagerato con le gallerie.


Tutta la Costa Verde è ancora quasi completamente intatta, abbandonata a se stessa, pochissimo cementificata, e speriamo ancora per molto. Poche strutture e molta natura, nessuna comodità, ma infinita libertà in questo magnifico tratto della sardegna sud occidentale.


Risalendo un po' nell'interno si giunge all'antichissimo complesso di Montevecchio, dove donne e bambini venivano impiegati nei lavatoi. 
Per saperne di più consiglio questo bel sito che non è il solito sterile elenco di celebrazioni ingegneristiche, ma racconta della vita delle miniere, della gente, delle donne e dei bambini, della sofferenza e della lotta. 


Ancora oggi esperti vengono pagati dalla regione per tenere sotto controllo le acque che abbondanti defluiscono dalle miniere ormai tutte completamente allagate per finire in mare.


Salendo verso nord ci si trova a camminare in una baietta di sabbia composta da frammenti d'argento


Siamo all'Argentiera, poco sotto Alghero, un altro scheletro che lentamente si sfascia sotto il peso degli anni e dell'incuria.


Due gabbiani stuzzicandosi volano tra le lamiere ondulate



Spostandosi sull'altro versante, nel Sarrabus, vi sono i complessi minerari di Quirra, oggi tristemente famosa per l'immenso poligono militare che per anni ha avvelenato le terre e l'acqua con i suoi esperimenti militari proibiti. 


Qui ad avvelenare l'ambiente ci avevano già pensato i minatori, riversando piombo ed arsenico nel Baccu Locci.


Che forma una bellissima strettoia che scende diretta dagli strapiombi dell'altopiano, pare che sia anche un bel percorso torrentistico, non ora però, l'aria è bollente e l'acqua assente. É percorribile perchè si trova a monte delle miniere, anche se dubito che sia incontaminato, se scende dall'altopiano funzionerà anche da canale di scolo di tutta la merda che hanno usato quegli infami dei militari. 


Il posto è bellissimo, ma qui gli insediamenti minerari non hanno affatto portato bellezza, anzi hanno devastato e basta. È in atto un progetto di recupero e bonifica finanziato dall'UE per tentare di arginare il fenomeno dell'inquinamento da arsenico


Gairo


Gairo si trova adagiata sul fianco di una montagna non lontano da Lanusei.
Gairo è una città fantasma, abbandonata negli anni 50 in seguito all'ennesima frana-alluvione che colpì la zona nel giro di poco tempo.
Oggi è suggestivo e anche un pò malinconico aggirarsi per le sue vie, fotograficamente molto stimolante.







Foreste di Sardegna

La Sardegna è una terra antica. Lo dimostrano le sue paleoforre, i suoi immensi bastioni, e le sue meravigliose foreste. Per fortuna non sono state tutte completamente rase al suolo, se non ricordo male il fascismo utilizzava la Sardegna come legnaia devastandone secolari ecosistemi.

 
Tra le molte viste, e le moltissime da vedere, ne portiamo 2 all'attenzione. Sono posti magici, dove quando entri basta sedersi e ascoltare, dove diviene del tutto naturale abbandonare l'io e la mente con le sue identificazioni e i suoi pregiudizi ed entrare in contatto con il sé e la sua trasposizione con il tutto. Dove percepire la natura e la sua armonia è immediato ed intuitivo.
Vale veramente la pena fermarsi ad osservare le macchie luminose che scendono dal cielo e dipingono il sottobosco di straordinari cromatismi, dal verde buio e tenebroso degli anfratti all'accecante bianco del sole che si insinua tra i rami che si stagliano fitti al cielo.
Gli alberi sono quasi tutti lecci e nel corso dei secoli sono cresciuti facendosi largo tra immense pietraie, scavalcando e attorcigliandosi intorno a enormi massi e disegnando forme bizzarre.

Uno è il bosco dei Sette Fratelli, che si trova giù dalle parti di Burcei, dove la 125 scollina per scendere nel suo ultimo tratto verso Cagliari. Qui il ginepro e il mirto riempono l'aria di aromi e profumi intensissimi.




Sono due estati che viviamo ai margini del bosco, nella zona di Castiadas, e abbiamo avuto la fortuna di incontrare molti simpatici ospiti del parco, ricci, cinghiali, barbagianni in gran quantità, poi civette, donnole, il raro tritone sardo e il maestoso cervo sardo, che qui la fa da padrone.

Ma il posto più magico, dove vieni letteralmente rapito dalle emozioni è la foresta di Monte Arbu, in Barbagia, verso Seui. Sembra che qui maghi e folletti si diano appuntamento ad ogni tramonto per i loro strani sortilegi che avvengono alla base di ripide falesie calcaree.




Decalogo del mercataro

1- Il mercataro ama lamentarsi, è nervoso se a stagione appena iniziata non guadagna subito cifre importanti, se c'è troppo casino al mercato e se ce nè troppo poco, e mai, in nessun caso sarà soddisfatto della serata
2-Il mercataro è aggressivo, guai a insidiarlo dei privilegi acquisiti
3- Il mercataro è difensore dell'anzianità di servizio, nemmeno l'attacco alle prese della luce sfugge a questa regola, qui la spina l'ho messa io e sempre ce la metterò
4- Il mercataro è fasullo, davanti sorrisoni, dietro inchiapettoni
5- Il mercataro è servile, davanti agli organizzatori umile si prostra e generoso regala
6- Il mercataro è invidioso, se lavori più di lui inizierà a sobillare contro di te
7- Il mercataro è una piattola, ama ciattellare dietro ai cazzi di tutti gli altri bancarellari
8- Il mercataro è arrabbiato e la sua voce deve risuonare sempre potente nel mercato
9- Il mercataro è sciovinista, mercatari e buoi dei paesi tuoi
10- Il mercataro è egocentrico, il mio banco e la mia merce sono sempre migliori degli altri



Mercatini, tanta libertà, ma anche tanto delirio



Ecco, dopo il post sulla libertà e la serenità dei mercatini (Pubblicato qui) parliamo degli aspetti un po' più deliranti. La tua libertà di organizzarti il lavoro è limitata, nel senso che puoi andare quando vuoi e fare quello che vuoi e come vuoi, ma sempre inquadrato all'interno di regole e costumi che a volte sono anacronistici e un po' odiosi. Per non dire mafiosi.
Quando un comune organizza da solo il mercatino ci si guadagna in (teorica) onestà ed eguaglianza di trattamento, ma si deve faticare molto perchè i comuni sono inefficienti, ottusi, iniqui, incapaci. Al comune di Golfo Aranci siamo stati testimoni di una funzionaria che non era in grado di usare la calcolatrice e alle nostre insistenti domande su come fosse regolamentato il mercatino quest'anno non faceva che rispondere come un disco incantato e anche un pò infastidita, "come l'anno scorso"....
A Villasimius quando gli artigiani fanno notare che sono stati fortemente penalizzati nell'assegnazione del posto (loro che pagano le tasse lavorano in un parcheggio, gli hobbysti lavorano nella strada dello shopping, follie delle amministrazioni sarde, eppure è con le nostre tasse che costoro vivono e lavorano) rispondono, “andatevene da un altra parte, voi continentali qui siete ospiti e fate quello che diciamo noi!” (alla faccia della famosa e celebrata ospitalità sarda).
Ma la più incredibile è quando Paola è andata in comune per parlare di questa faccenda con il sindaco, che dopo averla fatta aspettare 3 ore si è vigliaccamente dileguato delegando un assessore a fare da ambasciatore... costui quando gli veniva fatta notare l'incongruenza della distribuzione dei posti non aveva di meglio da rispondere che “Avete ragione” aggiungendo con voce sommessa e sobillatrice “fossi in voi ci manderei la finanza dagli hobbysti”!
Così tocca starsene e sperare che la stagione volga al meglio stringendo i denti e lavorando in condizioni precarie, a Villasimius nessuno rispetta la ZSL serale e tocca lavorare così, il comune non fa nulla per impedire queste situazioni.


Quando il comune non è in grado di far da se (o quando qualche privato è abile ad allungar mazzette) affida a terzi la gestione della piazza, e qui si lavora decisamente meglio. Si paga generalmente di più ma si vedono stesi tappeti rossi, fioccano i ruffiani, e, per chi si mette la dignità nelle mutande, ci si deve inchinare al padrone e ai suoi voleri, visto che egli è libero di decidere chi prendere e chi no in base a indici di gradimento che sono tutti personali. Insomma la solita storia che si ripete uguale dal medioevo. Quando facevamo notare che era ingiusto pagare 7 giorni di mercatino settimanali quando ne lavoravamo 6, dopo diverse scuse farfugliate, ci veniva chiesto in modo minaccioso dove vivessimo (a rimarcare il fatto che le regole qui sono così e mosca).
All'isola della Maddalena succede che un anno spostano il mercatino dalla piazza centrale ad una via periferica e sconosciuta, la giustificazione è che vogliono rivitalizzare una zona depressa, la realtà è che qualche assessore ha interessi in qualche locale della strada e vuole portare là il turismo. Questo sopruso succede spesso nel mondo dei mercatini, ma quell'anno alla Maddalena i bancarellari se la presero a male, inscenarono proteste e addirittura scioperarono un paio di sere, raccolsero firme e fecero venire un giornalista della Nuova Sardegna. A tutto questo il sindaco rispose, "voi siete ospiti e qui comandiamo noi"!


Ma a volte si assiste a scene talmente grottesche che sembra di stare in un film di Jodorowskj e c'è da morire dalle risate, a volte anche no, c'è da farsi venire un ictus.
La bancarella delle incisioni attira come mosche al miele tutti i più tamarri della zona, le cose stanno andando così, l'artigianato vero, quello di qualità, sta scomparendo, come sta scomparendo la cultura e il lavoro creativo. Non rende, si lavora tanto e non si guadagna niente. E allora i mercatini scendono di qualità e si finisce con lo smerciare solo volgarità di scarsa qualità e basso costo, perchè è questo che vuole la gente. Non gliene frega niente del fatto a mano, né del bello, deve costare poco e basta. E la bancarella delle incisioni è perfetta per questo, anzi anche troppo. Così che sei sempre li a confrontarti con buzzurrame della peggio specie.
Le famiglie allargate, moleste e cialtrone non si contano, i ricchi che pretendono lo sconto e poi ti chiedono di cambiarti banconote da 500€, oppure ti pagano 10€ in monete da 10 e da 5 centesimi per non spezzare la preziosa banconota da 50€.
I tedeschi di solito discutono e riflettono una settimana intera prima di spendere 5 euro per un braccialetto, i russi si sono arricchiti e devono dimostrarlo solitamente spendono e gettano banconote da 100 con disprezzo sul banco, quelli del nord italia sono piuttosto avari, anche nell'espressività, specie i veneti, ma anche i liguri, diciamocelo. Esistono sempre le eccezioni, ma la maggioranza è così.
I gruppi di Cagliari sono piuttosto difficili da gestire, sono veramente dei cialtroni arroganti, sono capaci di provare tutto, toccare tutto, pretendere tutto e fare un gran casino per poi non comprare nulla, forse non trovano miglior modo per passare il loro tempo, i romani sono spendaccioni ma pensano di poter fare tutto quello che vogliono e come vogliono alla bancarella, come i napoletani che in più sono super pignoli e trovano sempre il pelo nell'uovo.Martellarti sullo sconto è d'obbligo.
Arrivano famiglie di 10 e più persone che iniziano a rovistarti tutto il banco alla spasmodica ricerca del modo più inutile per poter spendere i propri danari, i bambini urlano e devastano, i genitori pure urlano e comandano, e mentre incidi hai le spalle ricoperte di mocciosi che devono vedere cosa stai facendo arrampicandosi sulla tua schiena.
E quando se ne vanno pare che sul banco sia passato un ciclone. Il saluto, quando la gente arriva e quando se ne va, il grazie, il prego, il mi dispiace o mi scusi se i figli fanno cadere qualcosa dal banco, magari rompendolo, quelle sono pretese esagerate, figuriamoci...
Oppure arrivano persone poco sveglie che guardano ansiose il banco ripetendo come in un mantra ossessivo cosa è questo, indicando le penne, e cosa fa quello, indicando noi che le incidiamo, vedono, ma non guardano e ovviamente non capiscono; o altre persone che si provano gli anelli per una ventina di minuti frugando compulsive alla ricerca della misura giusta, non rendendosi conto che le misure sono scritte li sopra, frugano, ma non leggono, a dirla tutta non se li stanno nemmeno provando, anzi, non sanno nemmeno quello che stanno facendo. Una volta una ragazza dopo un bel po' che frugava mi fa, ah! Ma tanto io nemmeno li porto gli anelli! E se ne andava, stizzita...
Una volta un gruppo di semi analfabeti non riusciva a capacitarsi cosa fosse l'incisione e quando gli spiegavi come funzionava e dove sarebbe comparso il nome, guardavano da vicino la penna e perplessi domandavano, ma io qui non vedo niente!
Un altra uno del medio oriente completamente ubriaco, devo riprenderlo più di una volta perchè si appoggia sul banco rischiando di rovesciarlo, e quando finisco di incidere abbandona il suo bicchiere di mirto vuoto tra le penne, gli dico senti il bicchiere portatelo via, e lui mi risponde tienilo li, buttalo te, che se no domani non torno più a comprare qui, a rimarcare il fatto che era ricco e se non facevo quello che voleva non sarebbe stato generoso con me, poveraccio bisognoso dei suoi danari.... 
Una volta una si ferma e mi chiede, scusi, ma nelle penne c'è l'inchiostro? Mi sono dovuto mordere la lingua per non risponderle, no signora, c'è il formaggio...
Ma la perla resta quella di un genoano che mentre si fa incidere il portachiavi del Genoa mi domanda se ne sto vendendo più della sua squadra del cuore o di quegli altri ciclisti, io gli dico che all'inizio erano molti più sampdoriani che compravano questi portachiavi, ma adesso invece si stanno facendo sotto i genoani. Allora lui si piega su se stesso, stringe i pugni, e in un urlo soffocato di esaltazione grida, Vaaaaaaai che recuperiamo!