domenica 1 maggio 2011

Viaggio nelle viscere del Cerro Rico

Benvenuti al Cerro Rico di Potosi, che ospita nelle sue viscere la più grande miniera della storia, il vero eldorado con cui i conquistadores hanno riempito le casse spagnole ed europee d'argento per interi secoli.
E il vero inferno costato la vita a prima a centinaia di migliaia di schiavi indios per i crolli e il mercurio, poi ad altre svariate migliaia di minatori boliviani per la silicosi e la tubercolosi. 


Siamo venuti qui perchè vogliamo parlarci con questi minatori, e sentire cosa ci raccontano.
Evitiamo come la peste le agenzie di turismo che ti ci portano con i viaggi organizzati che, ho scoperto, non essere gestiti direttamente dalle cooperative dei minatori. Questi signori – anzi – hanno tirato su un vero e proprio mercato di sciacallaggio sulla vita dei minatori, facendosi pagare la gita al circo da novelli esploratori desiderosi di un paio di ore di brivido in una “vera” miniera, anzi la miniera “più” antica del mondo.
L'unico beneficio che traggono i minatori da questa passerella sono i regali che i turisti decidono di portare loro, dinamite, coca, caramelle. Noi preferiamo andarci a parlare con loro, parlarci direttamente, non sovvenzionare una cultura dell'avventura a basso rischio, ma parlare di loro e della loro vita guardandoli negli occhi.


Andiamo su da soli con l'autobus e ci guardiamo in giro. Accanto alle montagne di risulta mineraria una cloaca a cielo aperto, con cani e maiali che dentro vi si nutrono. Intorno bambini che giocano e che appena ti vedono ti si fiondano addosso chiedendoti delle caramelle.


Tutto intorno minatori che attendono di entrare nel ventre della montagna.


Da 25 anni i minatori hanno preso direttamente in mano la gestione delle miniere, lo stato non li pagava più perchè il prezzo del minerale era crollato. C'è un capo nella cooperativa che prende il 50% del ricavato della vendita diretta del minerale, un vice che prende il 25% e gli altri sfigati che si dividono il restante 25%. A quanto ci hanno detto è un lavoro che rende abbastanza bene, dipende chiaramente dalla grandezza della miniera e da quanti ci lavorano dentro. 


I turni sono generalmente di 8 ore consecutive, coloro che lavorano a cottimo stanno in miniera anche di più. Si mangia prima di entrare dopodichè si affronta la lunga giornata masticando di continuo foglie di coca, alcuni anziché mescolarla con un alcalino (il bicarbonato), si bevono sorsetti di alcol puro...


ufficialmente l'ingresso alla miniera è proibito, ma solamente alla Bailabil, che è la più grande e istituzionalizzata, l'unica dove ci sia energia elettrica e condizioni di lavoro un po' più decenti.
Tutte le altre centinaia sparse sul territorio sono gestite direttamente dalle 200 cooperative per cui basta andare da loro e chiedere. A volte va bene e trovi persone ben disposte e che si divertono e manco chiedono niente, allora hai tempo, sei inserito nell'ambiente e si stabilisce un contatto; altre volte è solo una fredda compravendita, loro chiedono coca e bevande per dissetarsi, tu gliele procuri, e fai alcune foto. Sei più distaccato e loro anche. Ci sta. È una vita di merda e non mi aspetto sempre gentilezza e affabilità. Anzi, mi stupisco di quante persone, al contrario, nonostante passino le giornate in mezzo all'asbesto, al buio, al freddo (o, a volte, in fornaci), a scavare, spalare, spingere carrelli, caricare e scaricare, masticare coca, e ubriacarsi alla follia nel fine settimana, siano ancora così aperte e curiose.


In miniera si chiude il cancello la sera, e si pongono perri di guardia, a volte anche una donna, perchè i minatori sono molto gelosi della loro attività. Le donne non possono lavorare qui perchè la Pachamama sarebbe gelosa della loro presenza, però le mogli dei minatori morti possono lavorare in attività fuori dalla miniera


Il marito della Pachamama è il Tio dei minatori, una specie di idolo a cui si portano doni in omaggio come alcool puro, per far si che si possa estrarre minerale puro. Si bagna anche il suo pene come simbolo di virilità del minatore, che non vuole che la moglie lavori in miniera e per non offendere la Pachamama.


Mentre sono li che ascolto la storia del Tio me ne vado curiosando i meravigliosi minerali che colorano le pareti delle gallerie, ooh che belle queste formazioni cristalline bianche qui, dico sfiorandole con le dita, e mi rispondono, ah si! quello è l'asbesto!
…. 'orco boia!
Allontano di scatto la mano come da un cobra e strofino le dita sulla felpa, guardandomi in giro scopro che tutte le superfici sono ricoperte di questi meravigliosi cristalli bianchi...


Tanto meravigliosi da sfondarti i polmoni nel giro di 10 o 20 anni che sei li dentro. Tanta gente qua non arriva ai 30 anni di vita, essendo permesso di iniziare a lavorare a 15 anni. Eppure ci lavorano lo stesso, i soldi, la speranza di sganciarsi, la mancanza di alternative, oppure solo la facilità con cui si entra e la mancanza di grandi requisiti. Mi fa impressione sapere di queste persone che nonostante sappiano benissimo che andranno incontro a una quasi certa morte molto prematura vadano comunque dentro questi cunicoli.


Hualdo ha 14 anni e dopo la scuola viene in miniera a cercare di abbordare turisti solitari che si sono avventurati fino a qui senza essere accompagnati dalle agenzie. Sogna di diventare guida turistica e si sta impegnando molto per diventarlo. Effettivamente da bravo secchione si è studiato molto bene la visita in miniera.


Hualdo ha un fratello di 28 anni che lavora da 10 qui in miniera dove ha lavorato anche suo padre che adesso è in Argentina a curarsi la tubercolosi contratta nei tunnel di queste montagne. Vive nel quartiere dei minatori, nella parte alta di Potosi, e ci racconta che i minatori possono vivere solo li, perchè in città non sono ben accetti.


La dove c'è l'acqua – ci sono miniere dove costantemente filtra acqua dal soffitto – tocca camminare per centinaia di metri con gli stivali nel fango fino sotto le ginocchia, appoggiandosi ai binari, dove possibile, binari di legno, perchè il ferro costa troppo.


D'inverno tutto questo fango ghiaccia, dunque è ancora più difficile camminare lungo i binari.


I carrelli vengono riempiti dove si scava, normalmente ad un livello superiore si segue la vena e il minerale viene buttato attraverso imbuti al livello sottostante. Quando gli imbuti non servono più vengono chiusi e la breccia, pericolante, puntellata con travi di legno. E chiusa con una vecchia pala....


Ovviamente i binari di legno dopo anni nell'acqua si sfaldano, e dove sono sfaldati i minatori devono inventarsi dei metodi per fare avanzare il carrello senza che si rovesci, a volte sollevandolo di peso.


Anche i travi si spezzano nel corso degli anni e un certo sudore freddo ci scende dalla schiena quando dobbiamo passare sotto lunghi tunnel con molti travi ridotti in questo modo. Il perchè non li sistemino visto che ci lavorano tutti insieme resta per noi un mistero...


Il metodo migliore rimangono le volte di pietra, quelle che 500 anni fa utilizzavano gli spagnoli e che sono ancora presenti la dove loro erano arrivati, ma suppongo che sia troppo costoso pure questo metodo.
In ogni caso ci sono lunghi tratti in cui il tunnel è talmente basso da costringerti a camminare con il mento attaccato al petto. Vabè che vuoi che sia tanto tocca stare bassi per spingere i carrelli....


Nella zona dello scavo invece sei arrivato al girone peggiore. Se fuori si sfondano la schiena a spingere i carrelli e svuotarli la dove i camion passeranno a caricare, dentro sei veramente nella merda. 


Nella zona di scavo e di carico dei carrelli c'è tanta di quella polvere che non solo non respiri, ma manco riesci a vedere quello che stai facendo. Tutto intorno a te è polvere che si alza, vola e si deposita sopra di te e dentro di te. Per arrivare ai livelli superiori, che sono 30 metri sopra, devi arrampicarti su scalette i legno in pertugi veramente minuscoli che si avvitano sul pozzo di riempimento, a volte è necessario attraversare il pozzo saltando, e sperando che dio te la mandi buona.


Il carrello romba lontano nel tunnel e già si vedono le potenti frontali dei minatori avanzare veloci, tiriamo fuori il sacchetto di coca dallo zaino, loro sono come due tori e manco ci vedono nel buio della galleria, 


allora Paola glielo sventaglia davanti con un cenno, e loro lo afferrano al volo e si allontanano urlando ringraziamenti di gioia. Ne sono passati tanti davanti a noi e ne abbiamo accontentati pochi. Con il senno di poi avremmo portato più sacchetti più piccoli, mica avevamo pensato che bisognava dare pure la tangente ai capi, che ci promettono di compartirla con i ragazzi, ma a cui non sappiamo se credere molto....


Puoi comprargli anche la dinamite se vuoi, nei chioschi vicino alle miniere la vendono...
ma 2 candelotti, quasi quasi me li compro per me e li porto in Italia, saprei giusto dove andarli a mettere.....
Alla fine in lontananza la luce, siamo stati 2 ore e abbiamo camminato per 2 km e mezzo circa, con l'impressione di essere stati dentro un grande corpo vivente, quasi ti fanno male gli occhi e quando esci, finalmente respiri di nuovo

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