sabato 7 maggio 2011

Dialoghi hegeliani sul viaggiare


-Tutti sti obesi visi pallidi ameuropei mi stanno iniziando a dare fastidio!
-E perchè?
-Mi nasce un sentimento di astio ogni volta che incontro umani bianchi europei o, peggio, americani quando sono in giro per luoghi esotici. Inquinano l'ambiente con le loro sciocche abitudini.
-Ma anche noi siamo visi pallidi europei. Con chi te la stai prendendo?
-E' vero, però noi siamo diversi!
-Eeh sì, diversi....
-Certo, c'è modo e modo di viaggiare. Perchè secondo te uno si mette in viaggio?
-Boh... C'è chi vuole riposarsi, chi cerca l'avventura, chi la storia, chi la cultura, chi il divertimento, chi il sesso, chi lo sballo, chi lo sport, chi la fatica, chi l'impresa, chi vuole conoscere gente nuova, chi si vuole confrontare con culture diverse e immergersi nella natura....
-Infatti. Però ci sono anche differenti modi di interagire con il viaggio e differenti modi per imparare dalle persone che incontri.
-E' vero...
-E noi come ti sembra che ci poniamo?
-Per noi viaggiare è esplorare, ammirare, emozionarsi, ma soprattutto è conoscere, parlare con la gente, confrontarsi, vedere cosa ti restituiscono le persone che incontri, assaggiare quello che il posto ti offre, con il palato, con la mente, con i sentimenti.
-Esatto. E per fare questo in qualunque posto tu vada devi immergerti dove sei, assaporare con i pori della pelle quello che l'ambiente ha da offrirti. Invece molta, troppa gente che incontro durante i miei viaggi, non fa nulla di tutto questo, usa solo il posto che visita per i propri bisogni, quasi sempre solo edonistici, e poi lo butta via, come la scatola del tonno dopo averlo consumato.
-Ma non ti pare che si divertano anche loro? Non ne hanno il diritto?
-Certo, mica metto in dubbio il diritto a divertirsi.
-Sembra di sì, sembra che tu debba decidere come uno debba divertirsi e viaggiare
-No, io critico il modo di affrontare un viaggio e di conseguenza il modo di divertirsi. Non riesco a non innervosirmi quando vedo turisti che si servono esclusivamente dei pacchetti organizzati e che vanno intruppati ad ammirare quello che un luogo ha da offrire senza assaggiare la cultura locale.Tipo il villaggio turistico hai presente?
-Sì, ho capito. Ma qua non siamo in un villaggio.
-Ma l'atteggiamento è lo stesso. Mi fa schifo quel turismo intrinsecamente violento e figlio ed erede di una diversa forma – ma uguale sostanza – della colonizzazione, e di quello che significa: usare e non restituire, godere e non rispettare, pretendere e non donare. Sfruttamento.
-Non ti pare di esagerare?
-Ti faccio degli esempi. In Bolivia, ma anche in Argentina giri per i mercati cittadini e scopri di essere l'unico bianco, mangi nei localetti popolari e ci sei solo te, vai a dormire negli ostelli a buon mercato e i bianchi si contano sulle dita di una mano... poi entri nel centro città, quello riqualificato, dove stanno alcune delle molte attrazioni, ma le più scintillanti, ed ecco che è pieno di turisti, puliti, tutti con il loro bel maglione e il cappellino di alpaca, pagato più qui al mercato artesanal di Potosi che in una boutique di Buenos Aires.
-Vabè quelli son cazzi loro.
-Una sera che hai voglia di qualcosa di leggero entri in un ristorante del centro, che è piuttosto caro, mavabè, entri ed è pieno di americani ed europei, mangeranno una zuppa o una pizza anche loro? No! Mangiano hamburger (...) e milanese di pollo, solo che la pagano 10 volte di più che un km oltre, dove ci sono le cartacce in terra ed è un po' più buio, e sono tutti indigeni....
-Questo è vero, difficile incontrarli nei locali popolari
-Sono i globetrotter lonelyplanet, politically correct, ma sempre un filo distaccati, come la loro guida del cuore (l'ho utilizzata in questo viaggio per la prima ed ultima volta), pronti a scegliersi un posto avventuroso ed economico, senza però esagerare e senza mescolarsi troppo
-Ahah, i globetrotter lonely planet.... ma forse sono solo un po' timorosi, no?
-Ok, forse te e io esageriamo, andiamo a dormire con le pulci, attraversiamo allegramente quartieri veramente malfamati, mangiamo dagli ambulanti per la strada, non è che debba essere così per forza, ma noi tocchiamo le cose e guardiamo negli occhi della gente e soprattutto assaggiamo quello che si mangia.
-Si è vero, però anche noi a volte siamo stati costretti ad intrupparci su un pulmino, e abbiamo trovato nostri simili che con noi ammiravano i panorami, ma con un po' di disagio addosso per la situazione castrante che certe gite ti obbligano a vivere. Magari è per tutti così
-Quando non ci sono alternative sono d'accordo, ma non è quasi mai così. A Potosi abbiamo girato in lungo e in largo frequentando tutti i locali di tutte le classi sociali, meno le ultra ricche ovviamente, e mai, dico mai, abbiamo incrociato un turista.
-E' vero, mai....
-E sempre abbiamo mangiato bene.
-Sempre
-Al Salar è stata raggiunta l'apoteosi dell'imbecillità. Un posto così incredibilmente bello, in mezzo a montagne colorate, nel silenzio dei 4000 metri, tra geysers vulcanici e lagune colorate, in mezzo a animali e piante unici al mondo, sotto i cieli più stellati che uno abbia mai visto, l'unica cosa che riuscivano a fare tutti i turisti che ci circondavano era urlare, sghignazzare, farsi foto frivole, sottolineo farsi, e non fare all'ambiente, saltare nei getti di vapore, starnazzare contro i fenicotteri per farli muovere.... insomma utilizzare il posto in cui erano per promuovere una continua cultura dello sballo e del divertimento ridanciano e superficiale. Inutile dire che i peggiori erano sempre loro, gli americani.
-Ora stai generalizzando, che non è mai una cosa giusta da fare
-Hai ragione, mi prende la foga e giudico tutti
-Dunque il turismo è una brutta cosa?
-Il turismo è sicuramente una buona cosa, porta ricchezza e sviluppo. Poi trovo che ci siano dei limiti, per me il limite è superato, ad esempio, se non è più il posto bello che attira il turista, ma se il posto bello si trasforma per un uso e consumo su misura della domanda del turista. Entriamo nella finzione, i posti diventano finti. Ad esempio in Bolivia nessuno usa più i maglioni e i berretti di alpaca, essi si trovano solo ai mercati artesanal, che esistono solo perchè c'è un mercato turistico.
-E che male c'è? Meglio cucire maglioni che scavare in miniera.
-Si, ma è l'identità che si va perdendo, l'identità dell'indigeno, con le sue tradizioni, che viene sostituita dall'identità del turista che si compra un prodotto a 10 volte il suo reale valore, e tutto contento si veste di un identità tradizionale che non esiste più. Non esiste. E' finto.
-E va beh, che ne sai te di dove finisce la finzione e inizia la realtà. Sono solo tue trasposizioni mentali.
-E questo è un caso che va ancora bene, alla fin fine tutti contenti, nessuno si fa male. Ma quando parliamo di gita alle miniere? Non ti chiedi dove vadano a finire quei soldi che stai spendendo? Non ti viene da chiederti cosa stai facendo e perchè lo fai? Oppure quando visiti un meraviglioso paesino incastonato nelle Ande come Iruya e anziché andare a dormire in una Casa Famiglia vai a dormire nel nuovissimo superostello da 60 euro a notte che per costruirlo hanno cementificato mezza montagna, ma cosa stai facendo? Ma perchè sei venuto qui? Ma cosa vuoi te dal viaggio?
-Non bisogna mica fare 20mila km per rendersi conto di queste cose, basta andare d'estate in sardegna, anche lì usano, giudicano, cementificano, inquinano, sputano e ridono. Quante volte abbiamo visto il turista romano o milanese depauperare le risorse della meravigliosa costa sarda per i suoi divertimenti? E insultare e denigrare la cultura locale?
-Ecco, infatti, proprio quello che intendevo. Quando facevo le foto nei villaggi turistici sentivo dire che i villaggi portano lavoro e benessere in posti remoti e poveri del pianeta e puntualmente quando andavo a chiedere alla manovalanza locale lì impiegata se era un lavoro buono e ben pagato sentivo sempre la stessa risposta, è un buon lavoro perchè non ce ne sono altri, è pagato malissimo, pure per i nostri bassissimi standard, ma ce lo teniamo e meno male che c'è. Guardiamo in faccia alla realtà, inutile trincerarsi dietro a ideologie plutocratiche, le cose stanno così come tu le vivi e come le trasmetti. Sarei un ipocrita se negassi che la prima cosa che mi muove ad infilarmi in una miniera piena di asbesto e a regalare caramelline a bambini speranzosi in mezzo a montagne di merda è il mio piacere personale. Mi sento bene quando riesco a raccontare la vita di chi mi sta davanti, e se riesco a farlo bene anche esteticamente, allora perfetto. Sto raccontando a voi – e a me stesso – chi sono io, alla fin fine, perchè quelle sono le cose che mi colpiscono e che mi muovono.
E che mi aiutano a comprendere.
-Come dice Vergas Llosa il viaggio è la migliore università che ci sia

2 commenti:

  1. Vargas Llosa ha sicuramente ragione. Il poco o tanto che ho viaggiato è quello che mi ha cambiato, secondo me in meglio.

    Io purtroppo sono un turista "lonely planet", consapevole del proprio essere un turista e non un viaggiatore. Lo sono soprattutto perchè faccio fatica ad avere un carattere aperto, in Bolivia come a Quinto, e anche un po' per paura (nell'ordine: della sciolta, delle pulci e a volte anche di essere fottuto).

    Purtroppo non sono un globetrotter perchè in 20 giorni o un mese che cazzo ho da trottare?

    Detto questo, penso che il modo migliore di viaggiare sia quello che ho letto su questo blog.

    p.s. La Lonely Planet è sicuramente stucchevole, ma anche tanto utile, e le altre (Rough, Routard, ecc) più o meno la zuppa è quella... le CLUP invece sono guide più viaggiatrici, ma in compenso in genere non ci sono informazioni pratiche.

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  2. Ma no, coloro che in questo post definisco globetrotter sono quegli insulsi individui che ho descritto, e te non mi pari proprio uno di loro. Non penso sia questione di tempi, anche se vai per un giorno a torriglia è la stessa cosa, dipende tutto dall'atteggiamento che hai verso il posto che ti sta ospitando. Sulla routard che ho letto della bolivia c'era molto più spazio dedicato alla storia e alla cultura, sulla lonely planet pochissima, e quando dico che sono ignavi mi riferisco ad esempio alle guerre coloniali. Comunque anche sulle info pratiche ci ha portato fuori strada piu di una volta

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