domenica 1 maggio 2011

Potosì


Potosi è veramente una bella città, non ce lo aspettavamo. Ha tantissime case coloniali e chiese con decorazioni di tutto rispetto. D'altronde era anche ovvio, l'unica città americana ad essere elevata a rango di città imperiale da Carlo V, con tutto l'argento che hanno cacciato fuori le sue miniere si dice si sarebbe potuto costruire un ponte che la collegasse a Madrid. Pare addirittura che il capitalismo non avesse potuto imprimere la sua brusca accelerata senza l'argento di Potosi! Boh, chissà, quel che è certo è che di ricchezza ne girava molta qui ai bei tempi andati, e la città lo dimostra


La città è come posata su 2 fianchi di due montagne, scende e poi risale. Il fianco principale è il Cerro Rico, la grande montagna che da 500 anni sputa minerali per la gioia – e il dolore – di molti dei suoi abitanti. 
Dunque è tutto in salita e contando che siamo a 4000 andare in giro è un grande sbattimento, fai 2 passi e già ansimi come uno dell'ospizio del Doria quando, rantego, va a fumarsi la sigaretta di nascosto dalle infermiere.


Il centro è molto curato e mescola locali turistici con bettole dove puoi mangiare il pollo fritto a 2 euro, peraltro molto buono. La bevanda con cui accompagnare tali prelibatezze è ovviamente la sempiterna Cocacola e in nessun luogo che si rispetti non è presente almeno una televisione accesa a tutto volume che trasmetta preferibilmente programmi spazzatura; al limite musica pop latina o una partita di calcio. Comunque ci dev'essere per forza sempre un gran casino.
La domenica delle Palme siamo andati a mangiare in un ristorante in cui la cortina di fumo era tale da non riuscire a vedere il comagno di tavolo. Servivano antipasti, brodo, carnazza grigliata all'ingresso (ecco perchè tutto il fumo entrava dentro), accompagnati da una televisione che prima sparava musica latina a tutto volume, poi in mancanza di meglio ha messo un telefilm anni 70, ovviamente sempre a tutto volume...


Tutto veramente buonissimo, ci sembrava anche un po' di lusso visti gli astanti e alla fine il conto è stato di 18 bolivianos a testa (2 euro), eheh ma perchè continuiamo a stare in Europa noialtri?
La sera passeggiando lentamente ancora semi infermi ci imbattiamo in una gran folla davanti alla cattedrale, e assaggiamo un pochino il sentimento ultra religioso del boliviano


Sentimento che si mescola ad arte con il paganesimo andino. Ogni volta che passi davanti ad un bar e stanno trasmettendo un film o una fiction in cui compare Gesù vedi gruppi di persone attonite davanti allo schermo....
Gli andini generalmente sono più riservati, difficile che sorridano o che dicano più di “dos bolivianos”. Le donne anzi non sorridono mai, nemmeno con i propri figli, figurarsi con i turisti. Anzi, sembra che gli rompi proprio i coglioni delle volte. Noi eravamo arrivati qui con un certo pregiudizio, bah i boliviani saranno delle mezze seghe e non avranno nulla da dire, e invece ci siamo sbagliati completamente, hanno molta personalità sebbene siano tanto discreti, e hanno saputo creare cultura e tramandare tradizioni. È tutto ultra americanizzato anche qui, però si respira un aria molto mescolata.
Per una donna non è facilissimo camminare sola, i complimenti si sprecano, e quasi sempre non sono complimenti raffinati. Non si fanno problemi nemmeno se è accompagnata.
In città è un continuo brulicare di gente, l'attività principale, oltre alle miniere ovviamente, sono i mercati, tutti vendono di tutto e camminare e lasciarsi trasportare dalla gente osservando le bancarelle e soprattutto i bancarellari è divertentissimo. Quasi tutti sono andini e vendono tutto ciò che si può mangiare, frutta, verdura, pasta, spezie, coca, carni fresche, teste di maiale, zampe di gallina... e anche tutto il resto, vestiario, carabattole, scarpe, chincaglieria, dvd, cd, impianti stereo, ci saranno 2000 bancarelle, tanti preparano da mangiare e sono circondati da persone affamate. Cammini in mezzo a tanta di quella gente che ci sono dei momenti in cui non sai da che parte girarti. Di tanto in tanto un poliziotto, un posto ideale per scippare la gente e infatti tutti si tengono lo zaino stretto. Quasi nessuna foto infatti, fare foto ai mercatini è molto difficile e quindi ci vuole tempo e calma dunque per me è impossibile. In più gli andini non amano affatto farsi fotografare, per cui ci culliamo nel mercato e va bene così. L'atmosfera non è però mai minacciosa.
Compriamo la coca, e ci prepariamo alla nostra nuova carriera di novelli narcotrafficanti....


Le periferie vanno invece degradandosi e sporcandosi sempre di più, in alto dove vivono i mineros la situazione peggiora notevolmente e allora ti imbatti in risse tra sbronzi, piazzette con personaggi loschissimi, bambini che abbandonano le discariche in cui giocano per seguirti una buona mezzora per chiederti soldi, case molto diroccate, mendicanti e rumenta ovunque, qualche rivolo puzzolente attraversa infido la strada costringendoti ad abili saltelli, molti occhi ti seguono troppo interessati e allora scivoli via veloce senza stare a indugiare più del necessario.


La sera a Potosi è sempre capodanno. Non importa se sia venerdì, martedì o giovedì, c'è sempre tantissima gente in giro. Che vende, che compra, che mangia, che struscia. Che passa sopra la sua mega macchina super truccata a mostrare orgogliosa i suoi ultimi gingilli luminosi.
Quello che credevamo essere il nostro ultimo giorno di permanenza ci concediamo la gita alle terme, un vascone di cemento con sopra una copertura di lamiera, poca gente, acqua molto calda e rilassante, panorama splendido sul canyon rosso che attraversa la valle. Una gita con un collettivo, un Nissan riadattato per ospitare 20 passeggeri più l'autista, ecco avete presente il Nissan vero? Noi eravamo “solo” in 15 più 2 bambini quel giorno, ma se ci ribaltiamo che polpettone ne esce?
Per gli amanti dei mezzi speciali eccovi un meraviglioso autobus, l'autista era tanto esaltato che lo stavo fotografando che ha suonato le trombe per un quarto d'ora


Avrebbero molte più bellezze naturali da sfruttare per il turismo qui. Peccato solo che ovunque sia una discarica, cani e maiali che rantolano in mezzo ai cumuli di rifiuti a bordo strada, i fiumi stessi che attraversano meravigliose Quebradas, che nulla hanno da invidiare a quelle argentine, sono delle fogne a cielo aperto. Al ritorno quel simpatico di un autista non si ferma cosi che siamo a piedi al buio a 25 Km dalla città. Camminiamo, è una serata splendida, l'aria pulita e rarefatta delle Ande è bellissima. Si ferma un fuoristrada e ci offre un passaggio, sopra 3 energumeni che hanno tutta l'aria di essere militari. Stai a vedere che a sto giro ce l'abbiamo fatta a mettercelo in culo da soli. E invece sarà un rilassante viaggio in compagnia di gente simpatica. Però credo che militari lo siano stati davvero, visto che facevano un sacco di domande e non rispondevano mai a quelle che facevo io a loro....
Mi ribecco la febbre, Paola continua a soffrire l'altitudine e un suo dente ricomincia a infierirle scariche di dolore. A causa di questo non ho fatto quasi foto qui. Alla fine tra una balla e l'altra è una settimana che siamo qui, e dovevano essere 2 giorni.... stranded in Potosi!

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