lunedì 5 marzo 2012

Rishikesh


Il caldo insopportabile del lungo premonsone sta arrivando anche qui e allora cambiamo programma e invece di scendere lentamente verso Mumbai attraverso Kajuraho, Orrcha e Bhopal seguiamo le nostre amiche bancarellare incontrate a Varanasi e saliamo nella capitale mondiale dello Yoga, Rishikesh, dove il Gange esce poderoso dalle profonde gole che ha scavato fino alle propaggini himalayane per buttarsi nella grande pianura indiana.
E dove perde la sua purezza di fiume glaciale per trasformarsi nella (sacra) discarica di tutto il paese.


In questo punto il Gange drena da solo l'acqua di centinaia di km di ghiacciai e le portate crescono incredibilmente dal mattino al pomeriggio.


A Rishikesh convergono i frichettoni un po' meno interessati allo sballo (quelli vanno a Manali, ma adesso è ancora presto), che seguono percorsi di ricerca interiore; a parte lo Yoga si moltiplicano incontri e seminari di meditazione dinamica, della risata, della morte, della danza, del respiro, e cosi è pieno di persone che compiono le azioni piu strambe sperando affannosamente di trovare qualche segno rivelatore del messaggio ultimo. Scene esilaranti, ma anche tante persone genuinamente interessate ad approfondire la ricerca di se', ognuno a modo suo.


A Rishikesh vi sono anche diversi templi Indu e cosi è un continuo pullulare di pellegrini indiani in visita religiosa; e poi vi sono i Sadu e i Sannyasi, queste strane figure vestite di bianco o di arancione, che stanno tutto il giorno accovacciati agli angoli delle strade a mendicare, qualcuno cerca di scambiare qualche parola disinteressato, ma i piu cercano solo di spillare un po' di Baksheesh ai turisti.


Scelgono di vivere ai margini della societa', si fanno dei gran chiloom di charas tutto il giorno, mendicano e riflettono sulla condizione umana, vivono per strada o in qualche Ashram che provvede vitto e alloggio gratuiti, d'estate salgono sulle cime dell'Himalaya ad eremitare per le valli...
Chissà se lo fanno tutti sinceramente o se molti sono qui solo a scrocco, sono figure interessanti ma purtroppo la barriera della lingua impedisce di approfondire la conversazione.


Sono molto solitari e non e' detto che siano tutti Indu', c'e' spazio per tutte le religioni, si dice che quando sanno di stare per morire si sucidano, e i corpi non vengono bruciati, ma buttati con una pietra al collo in fondo al Gange.


Intanto ci viene una folle idea, che alla fine infatti si rivelera' essere troppo folle. Affittiamo una moto con l'intenzione di andarcene su per il Gange fino a Josimath, alle pendici del Nanda Devi.


Sapevamo che oltre i 2000 fa ancora troppo freddo, pero' contavamo di restare sotto e fare qualche passeggiata non troppo distante dalla catena Himalayana, ma veniamo subito stoppati dalla dura realta'.
Le pessime condizione delle strade ci impongono una velocita' media di 30 km/h e ad ogni tornante che scavalca un piccolo affluente del Gange è come se avessere fatto saltare le strade con le mine. In piu' pare che le guest house siano ancora tutte chiuse, noi siamo vestiti con straccetti frichettoni goaniani e in 2 ore di marcia forzata arriviamo solo a Devaprayag!


Un simpatico paesino abbarbicato alla confluenza dell'Alaknanda e del Baghirathi che da questo punto si trasformano nel Gange. Ovviamente, manco a dirlo, è un posto sacro, povero Gange cosa ha fatto per meritarsi tutto questo! Templi e tempietti, e belle rapide potenti che scendono dalle montagne.


Nel pomeriggio decidiamo di tornare mesti mesti alla base e abbandonare tutti i sogni di gloria... con un minimo di organizzazione e un pò di tempo in piu' magari si poteva anche compiere l'impresa, ma l'amara verita' e' che siamo gia' scoppiati e non abbiamo il fisico! Riscendiamo lungo gli aspri tornanti di questa terribile strada di montagna, intorno a noi folli guidano camion e autobus a tutta velocita' sfiorando i gia' malconci parapetti della strada, ogni tanto in qualche punto sfondato da chissa' chi e con chissa' quali conseguenze.


Da ogni autobus spuntano teste di gente con gli occhi riversi che vomita l'anima colorando di vivaci tonalita' le bianche fiancate.
Ci fermiamo presso una bella spiaggia a fare il bagnetto nelle gelide e sacre acque del Gange, vicino ad un accampamento di tende.


Qui tra gli indiani va di moda il rafting, fanno delle specie di vacanze avventura di piu' giorni lungo il fiume con pernottamento in orribili campi tende disseminati sulle migliori spiagge del fiume, una vera seccatura per noi che non siamo mai riusciti a trovare una spiaggetta pubblica.


Dopo una mezzoretta arriva il solerte custode a dirci che la spiaggia è privata e io gli chiedo se possiamo stare lo stesso che da lì a poco ce ne saremmo andati, e lui dice di sì. Poi anzichè andarsene, in perfetto stile indiano, si sposta di un paio di metri e resta lì a fissarci per tutto il tempo. La discrezione è uno dei grandi pregi di questo popolo...


Tornati a Rishikesh, Shiva deve aver pensato che io, profano, abbia esagerato bagnandomi nelle sacre acque del suo santo fiume e mi è risalita la febbre. Cosi il nostro soggiorno si prolunga pigro e ci adattiamo ai lenti ritmi del luogo... Yoga, Chai, Ghat, parole, santoni svitati


Passeggiate fino a incontaminati angoli ad esplorare piccoli torrenti


Schivando aggressive e prepotenti scimmie che minacciose tentano in ogni momento di sottrarci il pranzo


Ozio sulla spiaggia ad osservare il grande fiume scorrere lento verso l'eternita'.


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