lunedì 5 marzo 2012

... et Amo


...eppure questa resta una lettura inevitabilmente superficiale, determinata dalla visione asettica e moralista di un occidentale che non sta nemmeno un mese a zonzo in questo paese di folli...

Ci pensa il fantastico mondo di Varanasi a calarti in quella dimensione onirica in cui tutto si mescola  in un minestrone indubitabilmente armonioso, una dimensione in cui, come in un sogno, i contorni si fanno sfumati, le parole si confondono, gli odori si mescolano, la percezione si fa - appunto - fantastica, regalandoti sublimi momenti di contemplazione estatica.
Sublimi....

Totalmente fuori dal giudizio, dal fastidio, dalla morale, dal devi fare cosi e questo dovrebbere essere cosa'.
Tutto scorre in un Pantheon delirante e perfetto allo stesso momento, tutti sanno esattamente cosa devono fare e seguono il loro destino senza farsi tanti problemi, il concetto stesso di sofferenza, tanto temuto e fuggito in occidente, e' parte integrante del gioco, si accetta e basta, e va bene così perche' così deve andare.
Il dolore, la tristezza, la poverta' sono intrinsecamente dentro le nostre vite, e noi possiamo fare ben poco per mitigarli ed allontanarli. Anzi, non possiamo fare un bel niente. Possiamo solo farli nostri, perche' sono nostri.

Parlandone insieme sul treno Paola se ne esce con un intuizione geniale. "Gli indiani fanno tutte le cose allo stesso momento e nello stesso luogo, sono tutt'uno con tutti!"
Gli indiani sono una cosa sola! Fanno tutto insieme, confondono le loro vite con tutti gli elementi che li circondano. Vivono insieme ad altre persone, vivono con gli animali, mangiano, cagano, scopano, dormono, tutto insieme. Piangono, ridono, giocano, muoiono, ballano, si ammalano tutti insieme, nello stesso momento e nello stesso luogo....
Sono tutti una cosa sola.
Siamo tutti una cosa sola...
E questo e' un posto che te lo mostra schiettamente, senza tanti fronzoli, ne' peli sulla lingua...

La vita mi sta mostrando cose e io le allontano giudicandole attraverso la lente della mia morale e del mio concetto etico di giusto, tutto particolare, perche' molte delle storie raccontate nel post precedente succedono uguali anche nella nostra "civilissima" Europa (per non parlare dell'Italia), e molte altre sono la diretta conseguenza delle azioni dei nostri antenati. Anche se e' bene precisare che possiamo benissimo giudicarle schifose ovunque esse succedano, e se gli antenati hanno rapinato, ucciso, squartato, colonizzato, esportato, schiavizzato, la cosa non riguarda me, fosse stato anche mio padre.
O meglio, mi riguarda eccome, perche' la storia del colonizzatore bianco fa parte di me, come fa anche parte di me la storia del povero negro schiavizzato, pero' senza nessun filtro morale che decida chi dev'essere nel giusto e chi dev'essere colpevolizzato.
Colpevolizzato per un intera vita, anzi, per alcuni addirittura per l'eternità! (a buon intenditore....)

Ma il punto e' un altro. Il punto e' non riuscire ad accettare cio' che e' allontanandolo con il giudizio. Il punto e' resistere ad un ordine di cose che esiste, che non dipende da noi e che non possiamo cambiare, se non illudendoci di farlo attraverso la nostra morale, che e' sempre la migliore.
In quel momento perdiamo fiducia e questo ci frega. Le cose non dipendono dalle nostre azioni ed e' un po' arrogante pensare che noi piccoli uomini possiamo determinare lo sviluppo della vita.
Fiducia significa comprendere che il corso della nostra vita e' nelle mani di qualcun'altro, o di qualcos'altro, ma non nelle nostre. 
Non e' facile mantenerla questa fiducia in mezzo a tutta questa miseria, a tutto questo mondo completamente capovolto. Eppure so che tutto questo che vedo, che sento, che odoro e' messo lì per insegnarmi qualcosa.
Soprattutto le cose in cui ci vado sotto. Soprattutto su quelle.
E l'India per questo e' una scuola senza pari, così come la vita che conducono gli indiani, lo sporco, la miseria, la poverta', le ingiustizie.
Non che gli indiani, un miliardo e quanti mila milioni, siano tutti consapevoli di questo. Loro nascono in una societa' povera e tremendamente sovrappopolata, con risorse limitate, ingabbiati da rigide regole religiose che ne compromettono ogni possibilita' di miglioramento, perlomeno in questa vita. Queste catene, unite a quelle sociali, determinano un popolo intero che non fa altro che sbarcare il lunario, che con grande fantasia tapulla, che si arrangia per arrivare a fine giornata (ma quale fine mese!).
E' ovvio che la gente se ne frega del domani, che pensa al presente, perche' solo a quello puo' pensare, a che altro potrebbe pensare...
E questo finisce per valere anche con chi ha iniziato ad accumulare fortuna; anch'egli vive alla giornata, non investe nel domani, non si cura di altro che di godere del momento presente. E in qualche modo e' una lezione che all'occidentale, sempre proiettato nel futuro, serve e forse e' uno dei motivi per cui questo paese diventa cosi ammaliante. E' un paese che si arrende completamente.
Si arrende!

Ma senza andarci sotto, è questa la cosa incredibile! Ridono sempre e non si incazzano mai! In tutto questo delirio in cui nascono, crescono e vivono sono sempre tranquilli e rilassati e qualunque cosa succede non perdono mai le staffe. Si ammucchiano tutti i giorni uno contro l'altro nel folle traffico cittadino, si alzano, ridono e ripartono.
Ti guardano, soprattutto se sei bianco, perchè sono incuriositi, specie nelle zone rurali, ma ti guardano perchè stanno comunicando con te, non per sfidarti. Anche io all'inizio restavo interdetto e il primo pensiero, stupido, che mi saliva era, oh ma che cazzo ti guardi! Ma te lo immagini un barbaricino se niente niente lo guardi negli occhi per più di 3 secondi?

Sono generosi, ho visto piu' elemosina elargita ai poveri in India in 40 giorni che in tutta la mia vita in Italia! Se sei senza niente da mangiare sul treno stai certo che qualcuno arriva e condivide qualcosa con te, anche se sei un ricco turista bianco e davanti hai uno della classe media che guadagna in un anno quello che guadagni tu in un mese. Ma ve la immaginate che fa una coppietta di Vicenza sul treno con di fianco un indiano che sta visitando l'Italia e che si e' dimenticato il pranzo?

E poi come muovono armoniosamente la testa quando annuiscono o quando salutano, ti mettono così bene che e' impossibile restare incazzati. Saranno pure all'eta' della pietra, ma sorrisi come questi li trovi difficilmente in occidente. Persino all'interno dei luoghi piu' marci, lavorando nel fango o in mezzo alle cave per una paga miserabile la gente non perde mai la voglia di sorridere. E quanto sono belli i bimbi che giocano alla lippa o che inseguono spensierati un vecchio pneumatico di bicicletta che rotola giu' per la discesa? Ma li avete mai visti i bambini occidentali che digrignano i denti davanti alla playstation?

E' bello come tutto succede insieme a tutto, al di la' di ogni interpretazione soggettiva...
E questo e' sperimentazione...
E' accettazione...
E' gratitudine...
E' fiducia...

Ma questo e' Amore!

2 commenti:

  1. Il precedente post mi aveva insospettito e sono venuto a leggermi anche il seguito...

    Non giudicare... non è facile e per riuscirsi bisogna esercitarsi continuamente. Me ne ero reso conto proprio durante qualche viaggio sudamericano, ma anche pochi mesi fa a Istanbul.

    In fondo non penso che gli indiani si siano scelti nulla del loro modo di vivere. E' andata così.

    Come a noi, è andata come è andata, e tutto sommato penso che abbiamo avuto un gran culo.
    Anche se dobbiamo sopportare le coppiette di Vicenza.

    Il mondo sarebbe un posto migliore se noi imparassimo qualcosa dagli indiani e loro imparassero qualcosa da noi.
    Con tutte le combinazioni e i viceversa del caso.

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  2. E' proprio cosi...
    E l'esercitazione consiste nel lasciarsi alle spalle convinzioni e condizionamenti che tanto influenzano le idee che ci costruiamo e che difendiamo fino alla morte, a volte arrivando persino a dimenticarci del perche'

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