martedì 21 maggio 2013

Il Dio del fuoco è potente

Già dalla distantissima Caltagirone, una buia e fredda notte di primavera, avevamo scorto una luce lontana eppure molto luminosa e variabile, andava e veniva, e subito non capivamo....
un pò alticci per la luculliana cena a base di pesce e vino bianco aguzzavamo la vista, "un incendio!", "no! una piattaforma petrolifera!"


E invece, incredibile vederlo così da lontano, invece era proprio il Mongibello... la notte era così limpida da farci scorgere chiaramente le rosse fontane di lava. Restiamo inebetiti ad ammirarlo.
La mattina dopo eccolo apparire di nuovo, bianco come un cavaliere jedi che scalpita in mezzo alla rigogliosa campagna ragusana


Alla fine del lungo e tortuoso percorso di avvicinamento attraverso le barocche campagne meridionali rieccolo maestoso, la coppietta di crucchi con il camper su a Cavagrande ci ha consigliato di passare la notte qui, a Brucoli, un paesino di pescatori dall'altra parte del Golfo, straordinaria la vista sulla Muntagna


Ed ecco il gran giorno, che poi saranno i gran giorni, della visita a Vulcano il grande Dio del Fuoco e distruttore, nonchè signore dei metalli... Chissà quali tridenti ha preparato per darci il benvenuto...
Iniziamo dal giro turistico, quello che fanno tutti, parcheggio, rifugio Sapienza, funivia


Il camion però no, ci rifiutiamo, andiamo a piedi, son solo 500 metri di dislivello fino alla torre del filosofo, che sarà mai, abbiamo nelle gambe ben altre conquiste noialtri.
Belli però i camion, sai che camper della madonna che diventerebbero?


Il paesaggio si fa via via più lunare, siamo praticamente i soli a salire a piedi e c'è ancora molta, molta neve! Pensare che questo è il lato sud!


Il vapore che sale con il calore del sole disegna strani contrasti con il nero della lava e della cenere.
E' Paola che risale dagli inferi!


Bizzarre forme e strani colori, il nero dei lapilli che ricopre il bianco della neve che si scioglie

 
E vedi un pò che razza di bombe che cadono da ste parti


Finalmente siamo in cima, superiamo quel che resta dell'ex rifugio del filosofo inghiottito dalle colate e saliamo fino al nuovo cratere, quello che ha combinato tutto quel casino nel 2002.


Sono passati solo 10 anni eppure eccoci qui, a cazzeggiare qua sopra. Siamo a quasi 3000 metri, un paio di cento metri più su le bocche dei vari crateri, quello che scorreggia in questo momento è il cratere di sudest. Ogni tanto un piccolo rombo lontano ci fa trasalire


La vista è fantastica, molte nubi e un freddo caino.


Torniamo a valle, giù per la discesa incontriamo lunghi nevai che ci aiutano a cazzeggiare ancor di più


Man mano che scendiamo intravediamo i vecchi vulcani silvestri, ormai estinti.


Visto che il vulcano aumenta la frequenza delle sue eruzioni lampo decidiamo di tentare la sorte e passare la notte alle sue pendici. Ci cerchiamo un posto da cui goderne la vista.

La sera ci cuciniamo il solito pranzetto prelibato accompagnato da del buon vino rosso e mentre siamo lì mi affaccio al finestrino. Meraviglia! Piccole fontanelle di lava in lontananza illuminano la  notte.
Emozione cosmica!
Esco al gelo per scattare una foto


E poi un altra foto ripresa al mattino presto


Decidiamo così di risalire verso il cratere, ma stavolta da una via per nulla turistica, il sentiero che porta al Monte Zoccolaro, ci si arriva dlla strada che porta alle colate del '91, dal parcheggio è un ora di salita moooooolto ripida, ma per chi volesse togliersi dai circuiti turistici, starsene in pace e godere (come scopriremo) di una supervista sul vulcano questo sentiero è perfetto.
Da queste parti la grandine è piuttosto scura, e ne cade davvero in abbondanza. Non dev'essere divertente trovarsela sulla testa mentre zappi la terra


Fatichiamo a salire, ogni passo affondiamo nella cenere fino alle caviglie. Il sole è caldo, la natura rigogliosa, si dice che le pendici dell'etna siano le più fertili d'Italia. Sulla destra la scarpata precipita nella valle del Bove, lunga chilometri.


Ed eccoci in cima, la solita croce onnipresente domina il fantastico panorama che si staglia sull'intera Valle del Bove. La valle del Bove è un gigantesco vallone che funziona da serbatoio di sfogo per quasi tutte le colate che scendono dalle pendici dell'Etna. E' tanto grande da togliere il fiato. Ma quanti strati di lava ci sono là sotto prima di arrivare a fondovalle??? Ma quanta roba deve aver buttato fuori quel conetto lassù per riempirla così tanto?


Ci sediamo, beviamo, mangiamo, cazzeggiamo, in lontananza il cratere tuona debolmente, di tanto in tanto piccoli sbuffi di fumo oscurano l'azzurro del cielo.


Un piccolo vermetto srotola la sua esitante via in mezzo a (per lui) giganteschi lapilli di lava


Il rilassante e docile mondo di quark diventa improvvisamente adolescente e ribelle. E' incredibile quanto possa in un attimo incazzarsi il ragazzo lassù. Meno di un quarto d'ora ed ecco l'apocalisse.


Prima lontani rombi accompagnati da qualche timido sbuffo, poi la scena si trasforma in una sequenza di potentissimi boati che fanno tremare tutta la tua colonna vertebrale;avevamo visto tante volte in televisione le immagini dell'Etna in eruzione, ma mai avevamo sentito i suoni.
I suoni fanno veramente paura!


nel cielo ecco disegnate enormi colonne di fumo pastoso, nuvole di massi che volano lontanissimi lungo il fianco della montagna


poco più tardi si apre la magica e strabiliante danza delle rosse fontanazze di lava.


Tantissima roba!


L'effetto pittorico è geniale, il Dio del fuoco è anche un artista, ecco che utilizza un rosso pastello per dare corpo e forma alle nuvole e sotto uno schizzo di carmiglio per rendere bene l'impatto intorno ad un perfetto contrasto blu cielo  


Una sequenza clamorosa. Siamo testimoni sbalorditi, senza parole e senza fiato.

Spettacolo. La vita che nasce attraverso esplosioni e distruzione. La sublimazione del fuoco che si fa terra e vapore. La nascita di tutti gli elementi. L'ira di Efesto scagliato giù dall'Olimpo da Zeus per la sua bruttezza.... ma quale bruttezza? Questa è forza, è potenza, è bellezza allo stato puro.
Grande Efesto, grande Vulcano

Questa é la terra che nasce.

Il mio sguardo va oltre l’orizzonte, sino ai confini del mondo.
Il giorno non è ancora giunto a termine, ma la fine è qui, davanti a me.
Il tempo comincia a precipitare, e dopo il tempo la terra.
Le nubi si addensano, il suolo ribolle.
E’ il segno, è il principio della fine,
l’estremo limite del mondo comincia a sprofondare... sempre di più,
si rovescia e cade, cade, continua a cadere,
e rapito da questo vortice io guardo.
Sento un risucchio avvolgermi,
trascinarmi, portarmi via,
io precipito, scivolo sempre più in basso,
è la vertigine.
Si... il mio sguardo ora è fisso su un punto di quella cascata,
io cerco un luogo, un rifugio
dove i miei occhi possano trovare pace,
e divento leggero, sempre più leggero.
Il mio corpo si dissolve nel nulla,
come ogni cosa intorno a me;
io volo in alto,
e da questa caduta, da questo volo,
il primo sussulto di una nuova terra.
Nelle acque il ricordo di Atlantide
io vedo una nuova terra che nasce


Io vedo... una nuova terra che nasce

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